Tempo fa, mentre leggevo un libro di Matteo Lancini sull’adolescenza, mi ha colpito in particolare un passo in cui invitava gli adulti, non solo i terapeuti che lavorano con ragazze e ragazzi, a raggiungerli là dove sono. E questa è la domanda che più mi in gira in testa dal quel momento. Dove sono gli adolescenti di oggi? Dove vanno i loro sogni? Dove guardano? Dove vivono i loro mondi interiori ed esteriori?
Come sempre noi adulti pensiamo di sapere molto di loro. Chi
li osserva di più, chi ci lavora, ma anche i dati ci dicono di un grande
malessere e disagio, esploso dopo la pandemia. La nostra società è cambiata e
così cambiano anche i dolori della nostra anima, le nostre ombre e fatiche.
Allora leggiamo del nichilismo che ci attanaglia, degli adolescenti angosciati
dal futuro, la cui più grande trasgressione spesso è divenuta la possibilità di
deludere le proprie figure di riferimento. Tutto vero, tutto vero dentro storie
diversissime, ovviamente non generalizzabili. Ma nonostante le mie letture e i
miei studi continuo sempre a ritornare a quella domanda: dove sono loro? Come
posso avvicinarmi, non troppo, ai miei figli? Come posso tentare di trovare la
misura per i confini da dare loro e il necessario bisogno di scoprire il mondo?
Come posso comprendere il caos dentro di loro? E come posso fare lo stesso, in
modo diversi con le ragazze e i ragazzi che incontro nella stanza d’analisi?
La risposta è che non lo so per bene. Faccio tentativi e uno
di questi è stato per esempio ascoltare la loro musica. Sì perché la musica rap
(a voltre trap) che molti di loro si ficcano nelle orecchie molte ore al giorno
racconta di loro. Narra le loro paure, le loro ombre, i loro valori, anche
quando ci sembra che per loro non conti nulla. Non è così, loro vivono mondi in
cui l’amicizia, se sono abbastanza fortunati da avere la forza di provare a viverlo
questo mondo, è un valore enorme. Non semplicemente la cura dell’amico, ma soprattutto
la lealtà. I rapper sono o si raccontano come ragazzi di strada, che hanno
sofferto, che hanno cercato soluzioni in trasgressioni, che sono sopravvissuti
grazie agli amici incontrati, che odiano l’ipocrisia degli adulti, che non
credono in questo mondo così com’è. Spesso raccontano un’immagine del femminile
ancora, purtroppo, troppo, molto oggettuale. Le donne possono essere
pericolose, da temere, da usare. Sono soprattutto uomini i cantanti rap e forse
raccontano di quanto questo aspetto legato al femminile sia presente ancora
come stereotipo giunto a loro dalla cultura dominante. Ci vorrà ancora molto
tempo per cambiare le cose non solo fuori, ma dentro di noi. Oltre a questo però,
mi sembra, quando ascolto la musica preferita di mio figlio, di vedere un po’
meglio lui. Scopro che c’è della poesia in alcuni di quei testi e imparo ad
andare oltre a quello che dicevo prima: “ma che roba è quella che ascolti?”.
Per amare, per accompagnare la crescita di un figlio, per
provare ad essere un adulto che prova ad ascoltare queste ragazze e ragazzi
forse è necessario non avere paura di vedere i loro cambiamenti, le loro trasformazioni
(io spesso ho una paura folle, ma ogni volta la paura mi permette di esercitare
il coraggio e ci riprovo!), l’adulto che sta nascendo in loro che temono e che
non c’è ancora. Loro non sanno bene come fare (e spesso anche noi adulti, che spesso
non siamo dei buoni modelli), vedono più le ombre dell’umano, sono spaventati
dalla responsabilità che noi gli diciamo che avranno e spesso scappano da
questa.
Allora forse è possibile andare oltre le loro e le nostre
maschere, facendo i conti con la nostra parte adolescente, provando a vedere in
cosa trovano luce, in che modo agganciarli alla speranza, in che modo
consentirgli di fidarsi ancora dell’umano. Una via mi pare sia reggere le loro
ombre, non lasciarci schiacciare da esse. L’inabissarsi nelle ombre è il loro
lavoro e stargli accanto e fare loro da sponda, da mano che tira su, a volte
che ferma è il nostro. Se siamo un po’ più consapevoli delle nostre ombre, che
vorrebbero figli perfetti per sentirci genitori perfetti, è possibile andare là
dove sono, è possibile fare loro sentire che vale la pena diventare adulti e
vivere toccandoci reciprocamente, per provare sempre e, ancora una volta, a trasformarci.
Ecco IO di
Marracash, dall’album NOI, LORO E GLI ALTRI. Questa musica ha molto da
raccontare anche di chi la ascolta e noi faremmo bene a metterci ad ascoltare
le loro musiche (che metaforicamente possono essere i loro videogiochi, i loro
libri, le loro serie, i loro film, i loro discorsi spezzati e strampalati, i loro occhi).
Quante bugie che
raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno mai detto la verità
La verità non
semplifica
La verità non si esplicita
Perché ci vuole coraggio
Per dire: "Sono un codardo"
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno
Con questa macchina e l'attico è un attimo che non sai più chi c'è sotto
In casa chissà se c'è
chi si fa domande
In para sulla sua vita, sul proprio partner
Se cambieranno i cliché o resterà tutto com'è (ehi)
Se parleremo di brand mentre c'è chi non ha il bread
L'ipocrisia è
l'invenzione del secolo
Svendi la tua verità per la loro bugia
E dopo basta non chiederlo
Non credo che il mondo torni più quello di prima
E nemmeno lo spero, no
E nemmeno lo spero
Ero solo davvero
La Coscienza di Zeno
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di
mio (mio)
Io e nient'altro che io (uoh)
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
La verità non
santifica
La verità non giustifica
Tempo di farsi domande
Mettere l'ego da parte
Voglio coprirmi di cash
Sarò felice, lo sento
Ciò che direi al vecchio me:
"Confondi fine col mezzo"
Soffocati gli
idealismi, condannati a non capirci
Forse è questo, forse siamo solo più egoisti
Forse un cane, niente figli
Forse niente ha senso
Censuri un film in cui
eravamo razzisti
Ma eravamo razzisti
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri
Cedi i dati ai social,
Parasite
Tossici di ossitocina ormai
Ti convinci sia per la famiglia
Però è per te stesso come Walter White
Mondo che si fonda su ingiustizie
Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
Chi non finge?
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
Nessun commento:
Posta un commento