E mi sono accorta di sentire per questo periodo della vita e di noi una curiosità grandissima. Forse perché ho a che fare con persone che ci sono immerse, forse per la mia storia, non lo so. Ma so che queste persone in trasformazione, nel caos, sulle montagne russe emotive, negli abissi della paura, immersi nel silenzio e nel disarmo sono fonte per me di scoperta, di cambiamento, di sconquasso e amore.
E ho pensato che non solo il periodo dell' adolescenza è un rischio per loro, perché non si sa come staranno con i cambiamenti del loro corpo, con i turbinii delle loro emozioni e dei loro sentimenti, con i pensieri che schizzano da tutte le parti. Rischiano di fare errori anche grandi, rischiano di fare scelte pericolose, rischiano di sperimentare senza darsi un limite, rischiano di chiudersi a questo mondo complesso e complicato, rischiano perfino di sparire. Sono rischi dell' umano, ma più forti in questo periodo di passaggio. Credo che da qui dobbiamo partire per essere attenti e accurati nello sguardo verso le ragazze e i ragazzi che incontriamo. I maggiori esperti di adolescenza, i clinici che ci lavorano, ci indicano delle vie per stare loro accanto. Parlano di ascolto, di necessità di stare con la diversità dell' altro, di lavoro sulle nostre aspettative di adulti, di tolleranza dell' errore come esperienza formativa, di spazi di libertà e di presenza, anche silenziosa. Mi piacciono questi sguardi, mi convincono, li provo anche ad incarnare soprattutto nel mio lavoro. Ma poi come genitore spesso inciampo, "mi incastro", sono piena di dilemmi. Credo capiti a tutti. E ha una dose di bellezza questa incertezza nelle relazioni, questo non sapere sempre che fare o questo chiedersi se dire quel sì o quel no ha senso, è utile, è "giusto". Ma è anche stancante, perché occorre essere centrati, e spesso non lo siamo. Allora ho pensato che, in fondo, la relazione con chi è adolescente è un rischio anche per noi adulti che ce li ritroviamo accanto, che li vediamo cambiare giorno dopo giorno in modo spesso imprevisto e imprevedibile. E forse anche noi adulti possiamo prestare attenzione a questo periodo di rischio che viviamo con loro. Siamo a rischio perché anche le nostre scelte possono essere pericolose o non fare bene. Siamo a rischio perché non capiamo qual è il limite a volte, esattamente come loro. Ma il limite da dare è ancora una nostra responsabilità. Siamo a rischio perché possiamo smettere di volerli conoscere per ciò che stanno diventando, il più delle volte diversi da come avremmo voluto (e per fortuna...). Però, con loro, in queste relazioni, lo condividiamo questo rischio. E se lo viviamo con consapevolezza entrambi avremo più possibilità di essere quanto meno insieme nelle cose che accadono. Sapendo che il rischio può portare ad un pericolo, ma anche a grandi possibilità. E allora potremmo parlare di più di relazioni, che di adolescenti o di genitori di adolescenti e basta. Altrimenti ci concentriamo su l' una e l'altra parte osservando le criticità, le fatiche, ma ci dimentichiamo che "da soli non ci si salva", nel senso che è nelle relazioni che possiamo vivere i cambiamenti insieme, con più o meno vicinanza, o distanza. Provando e riprovando ogni volta, imparando a prendere le misure, rimisurando col tempo i confini e i modi di stare vicini. Così forse possiamo diventare persone che provano a rischiare, da soli (come hanno bisogno di fare i ragazzi e le ragazze), ma un po' più insieme.
Un grazie speciale a Domitilla Melloni.

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